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Studio sulla previsione delle fratture dopo la sospensione della terapia con bifosfonati
Approfondimenti medici - 16/09/2014
dall'Università della California uno studio sulla previsione del rischio dopo la sospensione dell'alendronato di sodio
I bifosfonati sono inibitori dell’assorbimento osseo utilizzati ormai da anni nella terapia contro l’osteoporosi. Uno studio condotto presso l’Università della California ha testato le possibilità di previsione del rischio di fratture in seguito alla sospensione della loro assunzione.
L’equipe che ha condotto il trial ha esaminato la situazione di 437 donne dai 61 agli 86 anni, sottoposte per almeno quattro anni a terapia farmacologica con alendronato di sodio, interrotta per essere sostituita con somministrazione di placebo per altri cinque anni.
La ricerca si è concentrata sullo stato di anca e colonna vertebrale, monitorato attraverso la misura di BMD (densità ossea) e attraverso il controllo dei marcatori biochimici del ricambio osseo.
Durante l’ultimo periodo, il 22% delle donne facenti parte del campione ha avuto più di una frattura, nella maggior parte dei casi nel primo anno successivo all’interruzione della terapia con i bifosfonati.
L’età avanzata e la bassa densità ossea dell’anca durante la terapia farmacologica sono stati inquadrati come fattori di rischio per le fratture. Secondo quanto dichiarato dagli autori dello studio nel comunicato ufficiale di presentazione, le donne con una più alta perdita di massa ossea nei 2/3 anni successivi alla sospensione della terapia farmacologica sono soggette a un maggior rischio di fratture.
Sempre secondo le dichiarazioni dell’equipe che ha condotto la ricerca, i marcatori del ricambio osseo non hanno identificato un immediato rischio di frattura, il che mostra la necessità di controlli costanti dopo la sospensione delle terapie a base di alendronato.
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